Contrarre la toxoplasmosi in gravidanza può essere pericoloso per la salute del bambino.
Cos’è la toxoplasmosi? Si tratta di un’infezione causata da un microrganismo chiamato Toxoplasma gondii. I sintomi sono lievi e generici, come stanchezza, mal di testa o mal di gola, o sensazione di ossa rotte. Nella maggior parte dei casi non ci si accorge nemmeno di averla avuta, ma la contrazione rilascia un’immunità permanente per il futuro.
L’infezione diventa un problema quando la si contrae in gravidanza, perché può essere molto pericolosa per il bambino, in quanto può passare al feto dalla placenta.
I rischi. All’inizio di gravidanza è difficile che il toxoplasma arrivi al feto. Tuttavia, quando ciò accade i rischi sono molto seri, con possibilità di aborti spontanei, malformazioni, danni al sistema nervoso centrale e lesioni agli occhi. Quando, invece, il passaggio avviene verso la fine della gravidanza, i rischi possibili sono minori.
Un test per verificare l’immunità. È sufficiente un esame del sangue, che permetta di rilevare la presenza di anticorpi contro il toxoplasma, detti immunoglobine, per scoprire se si è immuni al parassita. Il test può essere eseguito anche prima del concepimento o all’interno dei primi esami consigliati alle future mamme all’inizio della gravidanza.
L’eventuale immunità garantisce l’intera gestazione. In caso contrario, la donna che non l’ha mai contratta può risultare suscettibile di infezione o, se l’ha contratta, rischiare di trasmetterla al feto.
Se il test era negativo subito prima del concepimento e risulta invece positivo durante i controlli nei nove mesi, la prima cosa da fare è ripetere il test. Se l’infezione è confermata, si può eseguire il test di avidità, per scoprire da quanto tempo è stata contratta. Per avere certezza che il toxoplasma ha infettato il bambino, occorre eseguire un’amniocentesi, che permette di rilevare l’eventuale presenza nel liquido amniotico.
Trattamenti possibili. La mamma che ha contratto la toxoplasmosi in gravidanza va sottoposta subito ad una terapia antibiotica per ridurre il rischio di trasmissione al feto e limitare anche eventuali conseguenze, nel caso la trasmissione sia già avvenuta. Gli attuali trattamenti consentono che almeno il 90% dei bambini che ha contratto l’infezione in utero possa nascere senza sintomi evidenti.
Prevenire la toxoplasmosi. L’infezione viene contratta solo se si ingerisce il parassita, ritrovabile nella carne di animali infetti, nel terreno defecato da un gatto infetto e su frutta e verdura eventualmente contaminate. Nessun problema con la verdura cotta o con la frutta cresciuta sugli alberi, bisogna lavare abbondantemente la verdura cruda e i frutti colti dalla terra. Il consumo di carne deve avvenire solo se ben cotta e per i salumi occorre limitarsi ai cotti, come il prosciutto cotto. Escluso dal rischio anche il pesce crudo, ugualmente sconsigliabile per non incorrere in altri rischi come la salmonella.
E i gatti? È improbabile che un gatto domestico contragga il parassita e lo trasmetta all’uomo, a meno che non lo contrae dal giardino esterno. Il contagio è comunque limitato alle sue feci e quindi alla sua lettiera. Potrebbe quindi essere sufficiente farla pulire, anche quotidianamente, ad altri membri della famiglia o di pulirla indossando i guanti e lavandosi le mani con sapone e acqua corrente al termine.