Il tampone è un esame utilizzato per rilevare la presenza di agenti patogeni responsabili di infezioni della vagina, della cervice uterina o del retto. Si tratta di un test molto semplice da eseguire e non eccessivamente fastidioso per la donna che per farlo deve comunque rivolgersi ad un medico ginecologo o ad un laboratorio di analisi attrezzato.
Il tampone vaginale viene richiesto dal medico quando la paziente lamenta infiammazione dei genitali e si sospetta la presenza di particolari infezioni che colpiscano l’area: vaginiti, clamidia, malattie veneree. Ed ancora quando la donna lamenta con il proprio ginecologo prurito e bruciore intimo, disturbi urinari o dolore durante i rapporti sessuali.
Il tampone cervicale consiste nell’analisi delle secrezioni e delle cellule della mucosa che rivestono il collo dell’utero. Questo tipo di test viene eseguito dal ginecologo attraverso l’introduzione nel canale endocervicale di appositi bastoncini ovattati, che hanno il compito di prelevare un campione da analizzare successivamente in laboratorio. Il tampone cervicale viene eseguito allo scopo di individuare eventuali infezioni che interessano la cervice uterina (come le malattie sessualmente trasmissibili) e soprattutto per poter intervenire tempestivamente ed evitare che l’infezione possa determinare problematiche più severe, come dolore pelvico cronico, infertilità e rischio aumentato di gravidanza ectopica.
Il tampone rettale prevede il prelievo di materiale fecale, da analizzare in laboratorio per l’eventuale isolamento dei microrganismi responsabili di malattie intestinali come lo streptococco in gravidanza. Viene utilizzato un bastoncino cotonato che va inserito nell’ampolla rettale, attraverso l’ano, ad una profondità di circa 2-4 centimetri, per 30 secondi, quindi strofinato per farvi aderire il materiale fecale contro le pareti dell’intestino; dopodiché viene estratto ed immerso nella provetta contenente il terreno di trasporto.