The Heavy Burden of Obesity – The Economics of Prevention è il titolo dell’ultimo rapporto dell’OCSE (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) riguardante l’obesità (in particolar modo infantile), con la specifica intenzione di sottolineare come la situazione a livello mondiale sia critica per tutte le età. Nei 34 dei 36 paesi membri, oltre metà della popolazione è in sovrappeso e quasi una persona su 4 è obesa. L’Italia non è da meno: 4° paese al mondo per obesità infantile e vita media accorciata di 2,7 anni a causa del sovrappeso.
Obesità infantile: tutti i dettagli
A pagarne un prezzo elevato sono i bambini in questa condizione. Vanno meno bene a scuola, hanno più possibilità di abbandonarla o di non completare il ciclo di studi superiore. Oltretutto, mostrano una minore soddisfazione per la vita e rischiano maggiormente di essere vittima di bullismo, il che spesso contribuisce a ridurre le loro prestazioni scolastiche. È stato rilevato dall’OCSE che “investire in iniziative come una migliore etichettatura dei prodotti alimentari nei negozi o la regolamentazione della pubblicità di alimenti non salutari per i bambini può generare notevoli risparmi. Ogni dollaro investito nella prevenzione dell’obesità genererebbe secondo il rapporto un ritorno economico fino a sei dollari”. Si potrebbe arrivare addirittura fino a 13 miliardi di dollari di risparmio totale tra il 2020 e 2050.
I guadagni in termini di “anni di vita” invece sono ancor più stupefacenti: attraverso le informazioni nutrizionali mostrate in cibi e menù – oltre che campagne sui mass media – si potrebbero recuperare tra i 51.000 e 115.000 anni fino al 2050 nei 36 paesi analizzati.
Le criticità in età avanzata
Per quel che riguarda gli adulti, essi rischiano di avere una bassa aspettativa di vita e di contrarre malattie croniche, come il diabete. In ambito lavorativo, coloro che già ne posseggono una, hanno l’8% di probabilità in meno di essere assunti l’anno seguente. Se hanno già un lavoro, è concreto (3,4%) il rischio di essere spesso assenti o meno produttivi.
Sono infatti 571 mila le unità lavorative a tempo pieno mancanti a causa del sovrappeso; complessivamente, ciò significa che il PIL italiano si riduce del 2,8% e ogni italiano paga 289 euro di tasse supplementari all’anno per questo motivo.
Come risolvere
L’Italia ha messo in atto una serie di politiche atte ad arginare il problema obesità: si passa dalle linee guida per promuovere l’attività fisica e una dieta sana ad etichette nutrizionali per gli alimenti da apporre sul retro delle confezioni. Anche se a livello generale l’Italia presenta un dato sotto la media, i ragazzi tra i 5 e 19 anni attraversano una situazione critica: il 12,5% è obeso, mentre il 24,3 è in sovrappeso. Solo USA, Nuova Zelanda e Grecia ci precedono in classifica.
Tuttavia, i rimedi apportati dall’Italia non sono abbastanza. L’OCSE vorrebbe che venissero attuate nuove politiche di comunicazione o modifiche alle attuali, prevenendo circa 144 mila malattie non trasmissibili entro il 2050, riducendo la spesa sanitaria di 62 milioni all’anno e aumentando la produttività della forza lavoro con 6 mila lavoratori a tempo pieno all’anno. Inoltre, riducendo del 20% le calorie negli alimenti ad alto contenuto di zucchero, sale, grassi saturi e calorie, si potrebbero prevenire 688 mila malattie non trasmissibili, risparmiati 278 milioni di euro l’anno in spesa sanitaria e guadagnati 18 mila lavoratori a tempo pieno all’anno.
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