Lo spotting è un fenomeno che si manifesta in diverse occasioni e può essere definito come un’anomalia del ciclo mestruale.
Lo spotting (dall’inglese “to spot” ovvero “macchiare”) è determinato da piccole perdite di sangue che si presentano al di fuori del ciclo mestruale con un colore vicino al marrone scuro e con diversa consistenza rispetto a quelle con cadenza mensile.
Solitamente, queste perdite sono accompagnate dai tipici dolori premestruali, tra cui crampi addominali, emicrania e tensione al seno. Tuttavia, lo spotting può essere anche una conseguenza dell’ovulazione o dell’arrivo imminente del ciclo mestruale.
Non bisogna allarmarsi quando questo evento accade: il più delle volte si tratta di un fenomeno fisiologico che deve, comunque, essere comunicato al proprio ginecologo, in modo tale da risalire alle cause.
Tramite alcuni esami mirati, tra cui il pap test e l’ecografia transvaginale, sarà possibile escludere alcune patologie endometriali (come polipi e fibromi intracervicali) e ricondurre lo spotting a deficit di natura ormonale, come la carenza di progesterone.
Ma anche i contraccettivi ormonali (pillola, anello, cerotto) possono essere la causa dello spotting, soprattutto nelle prime fasi del trattamento: si tratta di una normale risposta dell’organismo all’assunzione di estrogeni e progestinici.
Tuttavia, se le perdite dovessero continuare per i successivi tre/quattro mesi è fondamentale riferirlo al proprio ginecologo e valutare insieme la possibilità di cambiare il dosaggio ormonale.
Lo spotting può presentarsi anche nelle prime settimane di gravidanza, come conseguenza dell’impianto dell’ovulo fecondato all’interno dell’utero.
Infine, altri motivi per cui si verifica questo fenomeno possono essere ansia, stress, disordini alimentari (anoressia, bulimia, obesità) che possono incidere sulla capacità di ovulazione. In questi casi sarà necessario agire sullo stato psicologico della paziente, per poter arginare il problema.
Bisogna, però, sottolineare che se lo spotting si manifesta durante la menopausa non può essere definito come un fenomeno fisiologico ma come la conseguenza di tumori o lesioni dell’utero. Per questo bisogna comunicarlo subito al proprio ginecologo e sottoporsi a esami mirati.
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