Il Centro Nazionale Trapianti ha definito il primo trapianto di utero in Italia “un evento storico per tutta la rete italiana”.
Il trapianto è stato effettuato negli scorsi giorni al Centro Trapianti del Policlinico di Catania, in collaborazione con l’azienda ospedaliera Cannizzaro. La paziente, di 29 anni, era affetta da una rara sindrome congenita (sindrome di Rokitansky) che ha ne causato l’assenza dell’utero, già dalla nascita.
L’intervento è stato eseguito dall’equipe chirurgica composta dai medici Pierfrancesco e Massimiliano Veroux, Paolo Scollo e Giuseppe Scibilia che, tuttora, monitorano lo stato di salute della giovane, che risulta essere molto buono.
La donatrice è stata una donna di 37 anni, deceduta a seguito di un arresto cardico, che aveva espresso il consenso alla donanzione degli organi mentre era ancora in vita.
L’inizio della ricerca inerente alla donazione di utero era iniziata già nel 2019, con molte segnalazioni di potenziali donatrici che, però, non aveva portato a nessun esito.
Il fine della ricerca sperimentale è quello di riscontrare una gravidanza nella giovane trapiantata. Ma, dal punto di vista funzionale, almeno per il primo anno, lo scopo è quello di verificare il corretto funzionamento dell’organo, per poi procedere con un percorso di procreazione medicalmente assistita. Qualora la gravidanza avesse buon esito, al momento del parto si effettuerà un cesareo. Successivamente alla nascita, però, si procederà alla rimozione dell’utero, per evitare che la donna prolunghi la terapia immunosoppressiva, fondamentale per evitare che l’organo venga rigettato.
Fino ad ora, secondo la letteratura scientifica, sono stati circa 70 i trapianti di utero nel mondo ma l’80% è avvenuto grazie a donatrici ancora in vita. I bambini nati dopo un trapianto da donatrici decedute, invece, sono solo 3, uno in Brasile e due negli Stati Uniti.
İn base ai criteri stabiliti dal protocollo, le migliori candidate per il trapianto sono le donne che hanno un’età compresa tra i 18 e i 40 anni con anamnesi negativa per patologie oncologiche, assenza di precedenti gravidanze a termine con esito positivo, affette da patologia uterina congenita (sindrome di Rokitansky) o acquisita (atonia uterina postpartum).
La donna che ha ricevuto il trapianto è stata scelta sulla base di caratteristiche che la rendevano compatibile con la donatrice e faceva parte di una lista d’attesa di 16 donne giudicate idonee da un’equipe multidisciplinare. La sperimentazione italiana prevede che le donatrici siano donne tra i 18 e i 40 anni che non siano state sottoposte a tagli cesarei, escludendo la donazione da vivente.
Il direttore del Centro Nazionale Trapianti Massimo Cardillo ha affermato che “questo primo trapianto di utero arriva al termine di un lungo e complesso percorso partito da Catania e che ha coinvolto l’intera Rete trapiantologica sia nella fase di valutazione e approvazione del protocollo, sia nel reperimento dell’organo. Si tratta di un evento storico per la trapiantologia italiana e per il Servizio sanitario nazionale, che ancora una volta dimostra il proprio livello di eccellenza sotto il profilo scientifico e organizzativo. Un ringraziamento particolare, oltre che all’equipe catanese, va alla memoria della donatrice, una giovane donna scomparsa improvvisamente che aveva scelto in vita di voler compiere un gesto di generosità del quale hanno beneficiato ben sei persone”.
Mentre, il coordinatore del Centro Regionale Trapianti Giorgio Battaglia ha dichiarato che “è motivo di grande orgoglio che un intervento così eccezionale sia stato realizzato in Sicilia, la nostra regione, come tutto il Meridione, soffre ancora di un gap nei confronti delle regioni del Centro-Nord sia rispetto all’attività di trapianto che soprattutto al numero delle donazioni di organi. Il trapianto di utero è la testimonianza che anche nel Sud c’è una sanità di grandissimo valore e ripaga il lavoro di potenziamento della rete trapiantologica siciliana che stiamo portando avanti con l’impegno di tutti i professionisti del Centro regionale”.
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